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al testo di Vlad
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Salimmo lentamente per non perderci nulla di quello che guardavamo.
Non fu molto tempo fa quando ci adagiammo sul dorso della luna,
io e te
fragili.
il tempo è strano.
Ma mai come noi. non ti dissi neanche addio.
Ed ora sono qui, ad incatenare i ricordi mentre cerco di mandarli via.
Sono feroci le compagnie - più delle altre- quelle di chi rimane solo.
(e no, non c’è pace in questo vuoto di parole, -che mi riempie in un silenzio che mai tace-)
e aspettarmi cosa, vivrai fedelmente, amore.
È giusto così. Che trovare la libertà non è bello come cercarla.
(ah- le ali!- le strappassero tutte- e per sempre)
intanto le prime luci del giorno hanno ferito anche questa notte
-tagliandole la mano che mi teneva con sé-
ora sento solo un gran chiasso mentre vago in questa città
deserta.
Sporco e ferito, tutti mi guardano - è piena di luce, la mia ombra-
Il mio urlo lacrima silenzi, a fiotti – spargendoli ad ogni passo
vocale-
non avvicinarti, è inutile che. Allora vieni. – dicevi?- Non mi interessa, vai.
Allontano per sempre la spada che fredda mi colpì - donna- al torace.
Ma fui io, non tu. A straziarmi.
Come il telamonio L’ajace.
(chiudo la porta, aspetto l'aria secca della sera)
libero figlio dei venti, io E Vagavo Senza Volere Raggiungere Nulla.
- e non disegnavano mai orizzonti i fiori del mio prato-
Era questo il mio itinerario. (indisponente, sì. ragazzo.)
per terra, chino, aspettavo che l'ombra oltrepassasse la cinta
disteso sulla tela un gabbiano che qualcuno ha fotografato chissà perché
guarda ora giù. Di volare qua e là È ormai troppo stanco.
Ma sapessi farlo non lo farei mai - amarti-
(una voce che sanguina, continua a parlarmi di te)
amore mio, unico e grande: Dolore e miseria, è questo ora lo stato mio,
intanto. e mentre guarire non potrei mai, per finirmi basterà una tua carezza.
Soltanto. |
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